In questa categoria si annoverano diverse soluzioni costruttive per interventi in frutti-viticoltura, alcune delle quali ancora in fase di prototipo. I comuni denominatori, sono il miglioramento dell’efficacia del trattamento grazie ad una distribuzione più mirata ed omogenea, il contenimento degli effetti negativi sull’ambiente e l’incremento della sicurezza dell’operatore. Alcuni sistemi permettono il recupero del prodotto non intercettato dalla vegetazione, mediante l’impiego di varie configurazioni meccaniche (deflettori, collettori e tunnel) (foto 1).
Fra i vari modelli proposti, di particolare interesse risulta il sistema a tunnel, già diffuso dall’inizio degli anni’90 nei paesi nel nord Europa e da alcuni anni anche in Italia.
Le irroratrici a recupero di prodotto, che operano generalmente su uno o due filari, si compongono di schermi verticali contrapposti in modo da abbracciare il filare.
Le pareti tecnologicamente più avanzate, presentano dispositivi lamellari di captazione e separazione delle gocce dall’aria.
In tali sistemi, sono alloggiati serie contrapposte di ugelli; la loro distanza reciproca varia in funzione delle dimensioni della parete vegetativa. La quota di spray recuperata, una volta filtrata, viene rimessa nel serbatoio principale attraverso sistemi per l’aspirazione del liquido di recupero.
Rispetto ai primi prototipi, gli attuali modelli sono dotati di generatori di flussi d’aria interna prodotti da ventilatori radiali o assiali. L’efficienza nel recupero del prodotto è fortemente influenzata dalla massa di vegetazione, dalla fase fenologica e dal volume applicato. Alcune prove hanno dimostrato consistenti risparmi di liquido, anche fino al 70-80%, ma mediamente del 30-40%.
Pur rappresentando una soluzione costruttiva interessante trovano ancora forti limitazioni legate alla scarsa adattabilità alle diverse forme d’allevamento e all’elevato costo.
Altre criticità sono da imputarsi alla difficoltà di operare in condizioni di terreno inclinato, con appezzamenti non regolari e con testate non sufficientemente ampie per le manovre di voltata.
Inoltre, l’intensa sperimentazione condotta sui mezzi a tunnel ha evidenziato la necessità di una pulizia perfetta dell’irroratrice al termine di ogni utilizzo.
Questa regola, di validità generale, assume un’importanza maggiore in mezzi più soggetti alle incrostazioni nel circuito idraulico.
Il progresso tecnologico ha inoltre consentito la realizzazione di macchine con testate erogatrici dotate di moduli separati ed indipendenti. Esse regolano l’irrorazione in funzione delle diverse forme d’allevamento e d’impianto. Grazie alla flessibilità dei moduli, è possibile indirizzare il getto nei punti più fitti della chioma o concentrare lo spray solo nelle fasce che richiedono l’intervento fitosanitario.
Nuovi indirizzi costruttivi, per la contemporanea applicazione di agrofarmaci non miscibili, prevedono di equipaggiare le irroratrici con due circuiti idraulici di distribuzione e con due cisterne separate e indipendenti.
Ulteriori soluzioni realizzano la contemporanea distribuzione di spollonante e diserbo di contatto, oppure l’irrorazione di insetticidi di origine naturale attraverso spruzzi e non nube di spray. Altre ancora consentono anche agli atomizzatori ad aereconvezione di caricare elettrostaticamente lo spray, grazie ad un polarizzatore.
Foto 3 – Mezzo irrorante dotato di testata erogatrice modulabile in funzione delle caratteristiche geometriche dell’impianto.
Per operare in efficienza su terreni in contropendenza, sono infine da menzionare le irroratrici a recupero di prodotto dotate di apparati idraulici.
Recentemente ha debuttato il prototipo di irroratrice ad aereconvezione “CASA” (Crop adapted spray application), che è stato sviluppato con l’obiettivo di ridurre l’impiego dei prodotti fitosanitari e al contempo minimizzare l’inquinamento dell’ambiente (deriva). La macchina consente di adattare automaticamente il proprio funzionamento alle caratteristiche del bersaglio, del suo stato fitosanitario e delle condizioni atmosferiche.
Affinché ciò si realizzi, il prototipo è dotato di sensori di tipo:
– ad ultrasuoni (CIS – Crop identification system) capaci di identificare e applicare gli agrofarmaci in funzione della presenza o meno del bersaglio e delle sue caratteristiche morfologiche;
– ottico (CHS – Crop health sensor) in grado di rilevare la vegetazione soggetta all’infezione e pertanto eseguire l’applicazione solo in presenza della malattia.
Questi dati vengono elaborati ed integrati con quelli ambientali forniti dal sistema EDAS (Environmental dependent application system) basato su un anemometro sonico che regola i parametri dell’irrorazione (numero e tipo di ugelli attivi, velocità dell’aria e portata del ventilatore, ecc.) in funzione della pozione della macchina e delle condizioni del vento.
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