La progettazione integrata di filiera è un metodo di intervento che, a partire dal periodo di programmazione
2000-2006, l’Italia ha inteso sperimentare per favorire i processi di aggregazione nel settore agroalimentare.
In tal senso, il progetto integrato di filiera (PIF) rappresenta uno strumento per favorire l’attuazione delle politiche di sviluppo rurale, in quanto favorisce la nascita di relazioni sistemiche tra soggetti di natura diversa e propone soluzioni più complesse e articolate per affrontare le problematiche settoriali o territoriali.

In Italia ad oggi sono 10 le regioni che hanno attivato i PIF (Progetti Integrati di Filiera) di cui uno in fase di attuazione (Sicilia). I progetti integrali di Filiera riguardano ben tre linee di intervento ossia: Linee di intervento comparto florovivaistico, Linee di intervento comparto frutta a guscio e Linee di intervento comparto zootecnico. La data di apertura del bando è stata il 01/02/ 2022 e la data di chiusura dello stesso sarà il venerdì 29/04/2022.
Si è tenuto giorno 16/03/2022 presso l’hotel San Michele di Caltanissetta un incontro divulgativo Caltanissetta in relazione alla Misura 16.1 ed ai PIF progetti integrati di filiera. Ad esporre i PIF è stato Claudio Monfalcone soffermandosi in modo particolare sui PIF della linea zootecnico e di frutta in guscio. I PIF non sono investimenti aziendali ma servono semplicemente a finanziare una filiera, per consentire al più piccolo di potersi aggregare, di poter dare il suo prodotto, di avere la sicurezza della destinazione del suo prodotto a un determinato prezzo. I PIF aggregano da una parte l’imprenditore agricolo e gli allevatori, dall’altra parte abbiamo gli imprenditori, coloro che lavorano e trasformano il prodotto e i commercianti. Questi finiscono insieme per raggiungere degli obiettivi comuni.
I Progetti integrati di filiera sono uno strumento che aggrega gli attori di filiere agricole e agroalimentari
(produttori primari, imprese di trasformazione e commercializzazione, ecc.) al fine di superare le principali criticità delle filiere stesse, per favorire i processi di riorganizzazione e consolidamento e per realizzare relazioni di mercato più equilibrate. I Progetti Integrati di Filiera (PIF) si pongono come obiettivo: consentire l’integrazione di tutti i segmenti della filiera produttiva (dalla produzione alla commercializzazione); di rendere più competitivi i settori produttivi nell’affrontare il mercato della globalizzazione sostenendo la redditività
delle aziende agricole e aumentando il valore aggiunto delle stesse; di promuovere tutte le iniziative di informazione e formazione, valorizzazione della produzione, servizi e logistica che i singoli soggetti della filiera non sono in grado di affrontare singolarmente; il progetto dovrà altresì identificare le fasi della filiera interessate ed i relativi soggetti coinvolti, indicare le azioni necessarie al raggiungimento degli obiettivi e dovrà essere previsto ed illustrato il legame contrattuale tra i partecipanti, con individuazione del soggetto promotore. L’adesione ai progetti di filiera dovrà essere improntata a criteri di trasparenza e pari opportunità tra i vari soggetti interessati. Il Dott. Monfalcone ha ben esposto i requisiti di ammissibilità e la procedura
per presentare la domanda.
Sono due le fasi per la presentazione della domanda del progetto di filiera. Nella prima fase devono esserci obbligatoriamente la fase di produzione primaria sempre e questa si può abbinare o alla fase di lavorazione e/o di trasformazione o alla fase il tipo meccanizzazione. Le fasi di produzione di origine vegetale o animale
che rappresentano il settore primario agricolo devono essere sempre presenti in abbinamento o con la fase industriale della lavorazione/ trasformazione o la fase relativa all’attività commerciale dei prodotti o con una o con l’altra, se sono tutti e tre presenti ancora meglio.

Ma come devono essere presenti?
Obbligatoriamente devono essere attivate tutte e due le sottomisure 4.1 e 4.2 mentre la 1.1 e 1.2 non sono obbligatorie, perché esse si attivano sfruttando i finanziamenti 4.1 e 4.2 che sono già contingentati per i
PIF. Il numero di partecipanti minimo è di 8 di questi almeno 5 diretti di cui 4 almeno della produzione
agricola o degli allevamenti e almeno 1 che proviene dall’attività di trasformazione lavorazione o commercializzazione, gli altri possono essere indiretti. Per quanto riguarda la materia prima del settore primario almeno al 51% del totale deve provenire dal primario e può provenire non solo dai partecipanti diretti, cioè quelli che finanziano, ma anche da quelli indiretti che hanno firmato l’accordo. Il progetto deve contenere una dettagliata analisi della filiera interessata evidenziando le criticità ed i fabbisogni di intervento ad esse collegati.
Pertanto si dovranno illustrare le azioni previste per superare le criticità esistenti e gli obiettivi che si vogliono raggiungere con il progetto; il progetto deve individuare gli indicatori di risultato idonei alla valutazione ex post del progetto di filiera e al raggiungimento degli obiettivi; dimostrare la coerenza dei singoli interventi con ciascun obiettivo specifico progettuale relativamente alle produzioni ed agli investimenti.

Nel progetto di filiera, inoltre, dovrà essere indicata la percentuale minima di materia prima proveniente dalle
imprese agricole di produzione primaria aderenti al Progetto di Filiera. Qualora non sia soddisfatta anche
una sola delle condizioni di cui sopra, il progetto sarà considerato non ammissibile.
Entro il 29 aprile bisogna presentare la domanda che si suddivide in due fasi. La prima fase chiamata domanda primaria si attiva con il capofila che presenta la domanda di partecipazione con l’allegato A del bando più l’allegato della documentazione il tutto da inviare tramite pec; quindi, tutto viene dematerializzato, nulla più di cartaceo.
La pec verrà ricevuta dal dipartimento di agricoltura dove un’apposita commissione si occuperà delle fasi di ricevibilità-ammissibilità ed istruttoria tecnico-amministrativa dei PIF e da li usciranno le graduatorie dei PIF ammissibili al finanziamento. I PIF possono essere anche modificati dalla commissione.

A seguito dell’ammissibilità della domanda primaria presentata dal capofila, i singoli partner attivi possono presentare la domanda secondaria a secondo e in funzione delle sottomisure attivate, solo dopo potrà essere rilasciata la domanda primaria sul SIAN. La documentazione da allegare sarà: il progetto Integrato di filiera, l’accordo di filiera, l’atto costitutivo e statuto del soggetto giuridico capofila/rappresentante legale del PIF
la documentazione che dimostri l’attività di animazione e informazione, la scheda tecnica di auto-attribuzione dei punteggi, i contratti di fornitura della materia prima (produttori/trasformatori/commercianti) e dichiarazioni varie.
Alle domande primarie vengono presentate le Domande ‘secondarie’ entro 60gg dalla pubblicazione delle
graduatorie dei PIF ammissibili. Sono da presentare i seguenti allegati: il progetto Integrato di filiera approvato, l’accordo di filiera approvato, l’atto costitutivo del capofila/rappresentante legale del PIF.

Alle Domande “secondarie” va allegata tutta la documentazione prevista dalla sottomisura attivata dal capofila e dai partecipanti “diretti’’. I Comparti produttivi oggetto di intervento per le Linee di intervento del comparto
frutta a guscio sono: il mandorlo, il carrubo, il noce, il castagno, il pistacchio e il nocciolo.
Le possibili soluzioni per il comparto frutta a guscio saranno: Incentivare l’acquisto singolo o collettivo (suggerito) di attrezzature finalizzate alla meccanicizzazione dalle operazioni di potatura e raccolta;    incentivare la riorganizzazione delle diverse fasi di produzione al fine di introdurre sul mercato anche il prodotto trasformato;
incentivare la ricerca e la sperimentazione sia nel settore del vivaismo che nelle tecniche di allevamento
anche in funzione dei cambiamenti climatici in atto;                                                                                                      sostenere le attività di formazione intesa sia come specializzazione in ambito lavorativo sia come specializzazione in termini di attività d’impresa, sia in tema di sostenibilità ed innovazione tecnologica; sostenere le attività di promozione; favorire la concentrazione della produzione primaria soprattutto con interventi collettivi; favorire gli investimenti di progettazione e conseguente realizzazione di sistemi di
irrigazione intelligente e sostenibili. I Comparti produttivi oggetto di intervento per la Linee di intervento comparto zootecnico sono: ovicaprino da latte, bufalino, polli da carne, galline ovaiole, settore apistico,
allevamenti minori, ovicaprino da carne, bovino da carne, bovino da latte e suinicolo.
Le Possibili soluzioni nel settore del settore zootecnico proposte: di incentivare gli investimenti strutturali per
gli allevamenti e gli stabilimenti di produzione con particolare riferimento a impianti di macellazione, di lavorazione e trasformazione delle carni, di lavorazione e trasformazione lattiero-caseari e di produzione e
lavorazione uova per incrementare i volumi di produzione attuali per far fronte alla richiesta di prodotto ad oggi non coperta; incentivare gli investimenti strutturali per la realizzazione di impianti di produzione di biogas; incentivare gli investimenti strutturali per la logistica e commercializzazione; incentivare gli investimenti strutturali per le aziende agricole e gli stabilimenti per la produzione e lavorazione del miele; realizzazione di centri di ingrasso per il settore bovino, suino, avicolo ed ovino; realizzazione di centri di allevamento specializzati per il miglioramento della genetica; studi e ricerche sulla shelf-life e la conservazione
dei prodotti carnei; sostenere le attività di formazione intesa sia come specializzazione in ambito lavorativo sia come specializzazione in termini di attività d’impresa, sia in tema di sostenibilità ed innovazione tecnologica; sostenere ed incentivare l’adesione ai sistemi di qualità e certificazione e finanziare le attività di promozione; certificazione di qualità per l’accesso a nuovi segmenti di mercato; sostenere le attività di consulenza specialistica; marchio unico regionale (QS) in grade di promuovere la realtà delle diverse filiere zootecniche. Rintracciabilità e tracciabilità dell’intera filiera produttiva; sistemi di certificazione anche per etichettatura
facoltativa delle carni (Reg. UE 1760/00);
miglioramento della gestione aziendale e nutrizionale specifica per il settore zootecnico;
caratterizzazione a fini nutrizione animale dei sottoprodotti e degli scarti agroalimentari regionali
Biodiversità animale e valorizzazione delle razze autoctone;  ricerca e sviluppo con programmi di cooperazione,
innovazione e trasferimento tecnologico.
L’importo complessivo dei fondi messi a disposizione per la selezione dei PIF per la linea di intervento comparto zootecnico, per la linea di intervento comparto frutta a guscio e per la linea di intervento comparto florovivaistico è pari a euro 15 milioni di euro salvo ulteriori integrazioni disposte dall’amministrazione.
Da sottolineare che per singola azienda vanno 3.000.000,00 e per le O.P. Cooperative agricole, consorzi e reti d’imprese vanno 500.000,00.