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Evoluzione della politica agricola comunitaria per il settore vitivinicolo

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Evoluzione della politica agricola comunitaria per il settore vitivinicolo

Tesi della Dott. Angelo Mancuso

L’unione europea nelle sue politiche agricole prevede molteplici misure di intervento finalizzate al raggiungimento degli obiettivi preposti per la competitività dei mercati agricoli e la tutela ambientale.

Sono circa 15 milioni le imprese agricole e agroalimentari presenti nell’ UE, e circa 46 milioni i posti di lavoro, tuttavia, al giorno d’oggi l’agricoltura rappresenta solamente una piccola parte dell’economia dei Paesi più sviluppati, e senza il sostegno pubblico essa non avrebbe mai potuto competere con quella del resto del mondo.

In particolare, il settore vitivinicolo è uno dei settori agroalimentari più importanti d’Italia e d’Europa per diversi motivi:

  • tradizione viticola ed enologica storica;
  • Superficie vitata italiana di circa 708 mila ettari (il 22% circa della superficie europea, che si aggira intorno ai 3,2 milioni di ettari);
  • In Italia si contano più di 310 mila imprese viticole;
  • Produzione media italiana totale di vino di circa 48 milioni ettolitri (il 30% circa del totale europeo di 156 milioni di ettolitri);
  • Export vino italiano: circa il 42% del vino prodotto viene esportato, da cui si ricava un fatturato di circa 6 miliardi di euro.

La Politica Agricola Comune (PAC)

La PAC  è una delle prime e più importanti politiche dell’ UE, nasce nel 1962 dall’esigenza di sopprimere i vari meccanismi di intervento nazionali per la creazione di un mercato europeo comune che unificasse gli Stati membri sia politicamente che economicamente, tenendo presente le grandi differenze presenti nei diversi Stati, e soprattutto li rendesse competitivi a livello Mondiale.

Essa è articolata in due pilastri principali, l’organizzazione comune dei mercati (OCM) e la politica di sviluppo rurale (PSR), ognuno dei quali viene finanziato da un diverso fondo comunitario.

Ad oggi rappresenta una delle politiche più importanti dell’UE ei suoi gli obiettivi principali hanno puntato su:

  • Incremento della produttività dell’agricoltura, sviluppando il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione e un impiego migliore dei fattori produttivi, in particolare della manodopera;
  • Assicurare un equo tenore di vita alla popolazione agricola, grazie al miglioramento del reddito individuale;
  • Stabilizzazione dei mercati;
  • Sicurezza degli approvvigionamenti;
  • Assicurare prezzi ragionevoli per i consumatori.

Altri obiettivi sono contenuti nelle numerose disposizioni del trattato e riguardano soprattutto la promozione di un elevato livello di occupazione, la tutela ambientale, la promozione di uno sviluppo sostenibile, la protezione dei consumatori, il benessere degli animali, …

Questa moltitudine di obiettivi non possono essere raggiunti in modo simultaneo e integrali, motivo per cui il legislatore ha la facoltà di scegliere quali misure attuare in funzione delle priorità di un dato momento.

L’evoluzione della PAC, dalla nascita ad oggi:

Dall’anno della sua nascita ad oggi, la PAC ha subito numerose riforme, le più importanti sono sicuramente:

  1. Riforma “Mac Sharry” del 1992, con cui vennero abbassati i prezzi garantiti e furono introdotti gli aiuti compensativi al reddito agricolo, proporzionali alla superficie coltivabile o ai capi di bestiame e associati all’obbligo di lasciare a riposo una parte del terreno;
  2. “Agenda 2000” con cui fu introdotta la politica di sviluppo rurale.

Furono ridotti ulteriormente i prezzi e l’attenzione alla qualità prese il posto della quantità.

  1. Riforma “Fishler” del 2003, considerata una delle riforme più ambiziose. Le novità introdotte più importanti furono: gli aiuti disaccoppiati al volume prodotto al fine di ridurre le distorsioni nella produzione e nel commercio; le regole di condizionalità per i pagamenti unici (secondo criteri ambientali, di sanità pubblica e degli animali); la ridistribuzione dei diritti di pagamento alle aziende; e infine la compatibilità con le regole dell’ Organizzazione Mondiale del commercio.

L’Organizzazione comune dei mercati

L’OCM è un elemento fondamentale della PAC, infatti ne costituisce il suo primo pilastro.

L’OCM serve a regolamentare il mercato delle produzioni agricole e migliorare il tenore di vita della popolazione agricola e la produttività. Essa viene interamente finanziata dal FEAGA, il fondo europeo agricolo di garanzia. La base giuridica vigente è contenuta nei Reg. 1308 e 1306/2013.

Dal giorno della sua formazione ad oggi l’OCM ha subito varie riforme che possono essere riassunte nei punti seguenti:

  • In origine esistevano diverse OCM ognuna regolava un comparto produttivo e si basavano principalmente su prezzi garantiti e influenzavano sia il mercato interno con restrizioni alle esportazioni, sia quello esterno con prelievi sulle importazioni.
  • 1962: con il Reg. n. 24 vengono definiti i primi elementi per una graduale attuazione dell’OCM vitivinicola (istituzione dell’inventario viticolo, dichiarazioni di raccolta e giacenza di mosti e vini, controllo dell’attività vivaistica, …).
  • 1970: con il Reg. n. 816 arriva la prima strutturazione completa dell’OCM, viene introdotto il potenziale produttivo, vengono fissati i principi generali per gli aiuti ai nuovi impianti, le pratiche enologiche consentite e non.
    I Q.P.R.D. (vini di qualità prodotti in regioni determinate) venivano invece regolati dal reg. n. 817 perché considerati indipendenti dai vini comuni.
  • 1979: per far fronte al problema delle eccedenze accumulate anche nel settore vitivinicolo venne emanato il reg. n. 337, escludendo gli aiuti ai nuovi impianti e ai reimpianti fino ad arrivare al divieto completo, aiuti allo stoccaggio privato e alla distillazione facoltativa, premi per l’espianto, nuove regole sull’anidride solforosa, sull’acidità e sull’uso di mosto per arricchimento, …
  • 1987: non avendo risolto il problema delle eccedenze, si introduce la distillazione obbligatoria oltre quella facoltativa già esistente, e nuove norme per i disciplinari di produzione dei vini V.Q.P.R.D. sempre trattati separatamente;
  • 1999: il divario tra domanda ed offerta si era stabilizzato ma bisognava aumentare la competitività contro i nuovi Paese produttori.
    Con il reg. 1493 i vini comuni e i V.Q.P.R.D. vengono finalmente trattati nello stesso regolamento. Vengono introdotti gli aiuti alla riconversione e ristrutturazione dei vigneti allo scopo di rimodernare la viticoltura europea e competere con i Paesi esteri, molto più avanti da questo punto di vista.
  • 2007: una serie di riforme porta alla fusione di 21 OCM in una OCM unica, contenuta nel Reg. n. 1234. Tuttavia, il settore vitivinicolo entra a far parte di essa solamente nel 2009;
  • 2013: l’OCM unica viene aggiornata con il Reg. 1308, attualmente in vigore.

Vengono introdotte le “autorizzazioni” per i nuovi impianti viticoli, che sostituiscono i vecchi “diritti d’impianto”, nel limite massimo dell’ 1% annuo della superficie vitata nazionale.

  • 2017: con il regolamento “omnibus” n. 2393 vengono introdotte alcune modifiche ai quattro regolamenti cardine della PAC. In particolare per il settore vitivinicolo vengono introdotte o modificate delle clausole per il rilascio di autorizzazioni per i nuovi impianti.

Il Testo Unico del Vino

Il Testo Unico del vino, (“Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino”) rappresenta la codificazione della legislazione italiana in materia di produzione e commercio di vino.

Esso è contenuto nella legge 238/2016 ed entrato in vigore nel 2017, in subordinazione della legislazione europea vigente in materia, rappresentata dall’OCM unica e dai vari regolamenti attuativi.

Lo scopo principale è quello di armonizzare e semplificare la legislazione italiana che era contenuta fino ad allora in molteplici decreti.

Il Testo è articolato in 8 Titoli, ognuno riguardante una differente tematica, e comprende 91 articoli:

  • Disposizioni introduttive;
  • Norme di produzione e commercializzazione;
  • Tutela delle D.O. (denominazioni d’origine), indicazioni geografiche e delle menzioni tradizionali;
  • Etichettatura, presentazione e pubblicità;
  • Disciplina degli aceti;
  • Adempimenti amministrativi e controlli;
  • Sistema sanzionatorio;
  • Norme transitorie e finali.

Il T.U. ha apportato alcune innovazioni rispetto alla vecchia legislazione, come la definizione di vitigno italico, di vigneto eroico e/o storico, i disciplinari di produzione, i consorzi di tutela per le DOP o le IGP, i controlli e la vigilanza sui vini a DO o IG, …

Nel corso degli anni alcuni degli articoli sono stati sostituiti o aggiornati da regolamenti e decreti ministeriali, tra i più importanti ci sono quello relativo alla produzione e all’etichettatura dei prodotti biologici e le disposizioni per la tenuta dei registri de materializzati di carico e scarico degli aceti.

Conclusioni

Naturalmente, l’insieme delle normative è molto più vasto e complesso di quelle citato, considerando anche i numerosi regolamenti e le disposizioni di minore importanza ed il loro continuo aggiornamento.

Nella stesura di questo elaborato mi sono focalizzato soprattutto sugli aspetti e sulle normative principali e sui cambiamenti più significativi che sono stati fatto nel corso degli anni.

Università degli studi di Palermo 
Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali

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